La pandemia ha avuto un forte impatto anche sull’attività dei centri di procreazione medicalmente assistita con una riduzione dell’attività media del 34,8%. È quanto emerge dalla Relazione al Parlamento sulla Pma 2021 elaborata dal Ministero della Salute.
Il 20,5% dei centri ha sospeso ogni trattamento di PMA, ma ha comunque deciso di proseguire con visite e prescrizione di esami. Solo 3 centri hanno dichiarato di non aver sospeso completamente l’attività durante il lockdown ma di averla ridotta e di aver comunque continuato ad iniziare nuovi trattamenti di PMA. Le date di sospensione dell’attività dei centri rientrano in un intervallo che va dal 22 febbraio all’11 aprile 2020 con valore mediano in corrispondenza del 15 marzo 2020
Nel periodo di sospensione dell’attività, il 71,1% dei centri ha interrotto i trattamenti prima della stimolazione, il 34,7% lo ha fatto dopo la stimolazione con conseguente crioconservazione degli ovociti ottenuti, il 73,4% ha rinviato i cicli di scongelamento programmati nel periodo. Nel questionario era richiesto ai centri il numero di cicli iniziati e/o scongelamenti per le tecniche a fresco, per lo scongelamento di embrioni (FER) e di ovociti (FO) e per le tecniche di PMA con donazione di gameti effettuati nel primo quadrimestre (dal 1° gennaio al 30 aprile) degli anni 2019 e 2020, per poter effettuare una stima della riduzione dei cicli di PMA dovuta al periodo di sospensione dell’attività.
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